E' passata una settimana dalla triste vicenda di Sepang. Eppure, purtroppo, le polemiche non sono cessate, ma continuano ad essere alimentate. Nell'era dei social network tutti hanno la possibilità di esprimere la loro opinione su qualsiasi cosa. Purtroppo però in pochi hanno le reali competenze per farlo. Così si generano un sacco di polemiche e falsità.
La maggior parte dei giornalisti non è più, o non è mai stata, capace di fare il proprio lavoro. A loro si aggiungono opinionisti e persone che aprono siti o scrivono su quelli già esistenti cavalcando l'onda della notizia del momento. Ognuno modifica la notizia come più gli fa comodo, inventando dettagli per avere più ascolti, visualizzazioni, vendite, "mi piace",... approfittando dell'ignoranza dell'utente medio. In questo modo un episodio, come quello di Sepang, è diventato una vera e propria guerra mediatica in cui tutto è concesso, anche passare i limiti della decenza.
Oltre ad aver perso completamente il rispetto per i diretti interessati, si stanno alimentando le tifoserie rivali, arrivando addirittura ad una sorta di razzismo. In questo caso è in corso una "guerra" tra Italia e Spagna, solo perché i piloti coinvolti appartengono a queste due nazioni. Ognuno cerca di "difendere" il proprio connazionale, per partito preso, senza guardare i fatti da un punto di vista oggettivo. Tutto questo a quale prezzo?
Si è venuta a creare una situazione difficile da gestire, che va ben oltre lo sport. Già lo sport... Lo Sport non dovrebbe essere guerra, ma unione di persone con la stessa passione, rispetto per gli altri, sana rivalità agonistica, obiettivi da raggiungere, miglioramento di sé stessi. Dov'è finito tutto questo?
Quel che si vede adesso è gente frustrata, che si sfoga sui social, molte volte scherzando su una situazione che ormai è diventata troppo seria per ironizzarla; dimenticandosi che la vera satira fa ridere anche il diretto interessato e che se non è così, è solo offesa. La superficialità ormai regna sovrana. Chiunque provi a spingere il pubblico ad una riflessione, viene totalmente ignorato. Molto più facile fare stupide battute, insultarsi, peccato che gli insulti siano l'unica arma di che non sa argomentare.
Chi dovrebbe argomentare, i giornalisti, non lo fa per paura di dire la verità. Succubi del sistema che impone un'unica "verità", quella che fa più comodo a chi è al potere e vuole fare solo i suoi interessi.
Bisogna ricordare che una delle regole principali del buon giornalista è verificare la notizia. Per considerare una notizia vera servono le prove, senza di queste meglio non esprimersi o almeno non accusare.
Come diceva Cartesio: “non accettare mai una cosa per vera, finché non la riconosci tale senza dubbio”.
L'unico modo per arginare tutto questo è boicottare il giornalismo scandalistico, ad esempio evitando di comprare giornali o aprire link di siti che parlano di questa storia, soprattutto quelli con titoloni chiaramente provocatori. Se tutti lo facessero, molto probabilmente, chi inventa menzogne la smetterebbe, dato che sarebbe lasciato solo con le sue bugie.
In questo clima, domenica prossima, si correrà il GP di Valencia; sperando che tutto ciò non si ripercuota in pista e fuori, tra il pubblico, ormai accecato dalla tifoseria più spietata, che potrebbe portare ad incidenti come purtroppo accade nel calcio.
Per quanto riguarda il verdetto del mondiale, alla pista l'ardua sentenza, anche se ormai qualunque sia il risultato sarà condizionato da tutta questa vicenda.