venerdì 30 maggio 2014

Questione di feeling


Quest'anno tutti si stanno chiedendo: "cosa sta succedendo ad Jorge Lorenzo?"
Il Campione Yamaha è irriconoscibile! Fin dai test invernali non si è sentito a suo agio con la nuova M1, fino ad arrivare a chiedere di poter provare la Open (cosa non concessa da Yamaha). 
Con quella moto il suo compagno di squadra Valentino Rossi, si trova invece più a suo agio. Nel Team Movistar Yamaha i ruoli si sono quindi invertiti.
Rossi quest'anno ha ritrovato un buon feeling con la M1 e con il team (in particolare con il nuovo Capo Tecnico Silvano Galbusera) ed ha anche cambiato il suo stile di guida, probabilmente consapevole che sarebbe stato necessario per adattarsi alla nuova moto.
Mentre dall'altra parte del box, l'impressione è che Lorenzo non riconosca più la sua moto e che la mancanza di feeling non gli permetta più di guidare come sa. Inoltre bisogna considerare che la sua condizione fisica non è ottimale. Durante l'inverno ha infatti subito 3 interventi (in periodi diversi): "per togliere una placca e alcune viti dalla clavicola, un dito della mano e la schiena. Questo mi ha ritardato la preparazione fisica". Il suo manager, Albert Valera, ha spiegato che: "tra un'operazione e l'altra ha mantenuto un programma di allenamento, però non poteva essere molto intenso ed uniforme. Dopo la terza operazione è stato costante e con un programma adeguato. Questo tre settimane prima del Qatar, a metà febbraio, al quale si è aggiunta la riabilitazione, gli eventi pubblicitari in Asia e i primi test di Sepang. La realtà è che, prima del primo GP, ha potuto allenarsi solo una quindicina di giorni e la previsione è che sarà ad un livello fisico ottimo in due o tre settimane. Secondo Marc Rovira, il suo preparatore fisico, Jorge potrà essere già al 100% nel GP di Catalunya".
Come se non bastasse, Marc Márquez, ha un feeling perfetto con la sua moto e con la sua squadra (che da quest'anno è composta da tutti i suoi uomini di fiducia) e domina sia in qualifica che in gara. Oltre ad essere sempre più amato anche fuori dalla pista.
Tutti questi fattori hanno portato il maiorchino a commettere gli, apparentemente inspiegabili, errori di questo inizio stagione. Purtroppo, per sua sfortuna, la situazione non è facilmente risolvibile.
Lorenzo vuole battere Márquez e per farlo ha bisogno, oltre ad una condizione fisica perfetta (che arriverà), di una moto all'altezza di quella del rivale, per poter gareggiare ad armi pari; cosa che attualmente la Yamaha non è. Questa è la cosa che, probabilmente, maggiormente lo innervosisce. Jorge, come tutti i Campioni, ha un pensiero fisso in testa: vincere! In questo momento, per un motivo o per l'altro, non può farlo e questa cosa, ovviamente, lo delude. 
In questo sport il pilota deve essere tutt'uno con la moto. Marc e la Honda sono perfettamente compatibili. Jorge e la Yamaha lo erano. Il motivo? Le modifiche apportate alla moto da Yamaha.
Per capire bisogna analizzare le differenze tra le due moto. Chi meglio di Andrea Dovizioso, che le ha guidate entrambe, può dircele: "c'è una grande differenza tra Honda e Yamaha. Hanno caratteristiche molto diverse. I pregi della Yamaha sono: frenata, inserimento e scorrevolezza a centro curva. Alla Honda si deve tagliare la linea e devi cercare di rialzare la moto il più velocemente possibile. Questo è il modo migliore per andare veloce con quella moto. Ma questo sistema non funziona con la Yamaha. Con la Yamaha è possibile ritardare molto la frenata ed essere molto veloci a centro curva, quindi devo cambiare tutto. Devo cambiare il modo di utilizzare il controllo di trazione, oltre alla gestione del freno motore. La Yamaha è una moto molto più morbida e dolce. Ho provato spesso a guidarla ed impostarla come una Honda, ma alla fine c’è ben poco da fare. E’ vero che paghiamo in velocità massima, ma siamo davanti nel guidato. Il vero handicap è forse l’accelerazione, che sulle HRC è molto più immediata". L'intervista è chiaramente risalente al 2012, anno del passaggio di Dovi da Honda HRC a Yamaha Tech 3. Questa è invece parte dell'intervista a Valentino Rossi dopo il GP di Le Mans (2014): "stiamo lavorando per migliorare la Yamaha in frenata e in entrata di curva. La Honda ha anche un'elettronica più evoluta della M1 e questo permette loro di essere più efficaci in accelerazione, la loro RC213V non “pattina” mai in uscita di curva. La nostra moto è già eccellente, non è facile migliorarla, ma stiamo lavorando duro per riuscirci".
Da queste poche parole si potrebbe intuire che la Yamaha non sia più così perfetta, proprio su quelli che, fino a poco tempo fa, erano i suoi punti di forza, che coincidevano con quelli di Lorenzo (ad esempio la percorrenza in curva). Quindi potrebbe essere questo il motivo dei problemi tecnici di Jorge.
Yamaha sta cercando di adattare la sua moto alle nuove gomme, che sulla Honda sono più performanti, cosa ammessa dallo stesso Lorenzo: "ci sta costando più del previsto adattarci. Quest'anno la costruzione delle Bridgestone è un po' più dura sui fianchi e per noi, che abbiamo una percorrenza in curva molto buona, rappresenta un piccolo inconveniente. L'anno scorso abbiamo ottenuto un buon compromesso tra gli pneumatici e il telaio, però questa stagione è più difficile. Ad ogni modo, dobbiamo adattarci, perché sono gli pneumatici con i quali competeremo tutto l'anno".
Sulle differenze tra Honda e Yamaha, risponde: "è ovvio che i nostri rivali siano avanti ed ora stiano conducendo. Non so se la differenza reale sia tanta, però almeno i risultati non ci stanno favorendo, al di fuori degli errori che ho commesso nelle prime gare. Io confido che Yamaha porterà qualcosa di nuovo per migliorare, già che stanno lavorando duramente. Però il mondiale procede e al momento non stiamo rendendo al loro stesso livello. In ogni caso, sono sicuro che il nostro momento arriverà e torneremo a lottare per la vittoria".
Per quanto riguarda le modifiche di regolamento introdotte quest'anno, Jorge pensa che: "per quanto riguarda il motore, non abbiamo avuto maggiori problemi. Ne abbiamo 5 e sono congelati durante tutto l'anno, però né il consumo, né l'erogazione di potenza sta divenendo un ostacolo o una preoccupazione per noi. Credo che possiamo migliorare a livello di telaio e di elettronica. Però, in verità, i cambi di regolamento non ci hanno influenzato molto".
Questo week end si correrà al Mugello, pista in cui negli ultimi 3 anni ha dominato. Quindi ci auguriamo di rivedere il Lorenzo che conosciamo. Márquez invece, ha mostrato qualche difficoltà in più; però sicuramente andrà forte e lotterà per ottenere la sesta vittoria consecutiva (e la sesta pole consecutiva!). Per Rossi sarà invece il 300° GP in carriera e correndo in casa proverà a vincere. Poi c'è Pedrosa, che non va mai sottovalutato e magari qualche outsider. Insomma, le premesse per un'ottima gara ci sono. Speriamo di vedere un grande spettacolo in pista!

Fonti:
http://www.elconfidencial.com/deportes/motociclismo/2014-05-22/jorge-lorenzo-no-tira-la-toalla-estoy-seguro-de-que-nuestro-momento-llegara_134464/
http://motor.as.com/motor/2014/05/18/motociclismo/1400435921_795676.html
http://www.motocuatro.com/index.php/news/noticias/7360-albert-valera-manager-de-jorge-lorenzo-no-hemos-recibido-ninguna-oferta-de-honda

giovedì 22 maggio 2014

Il destino dei vincenti

Marc Márquez: "Facendo dirt track con un gioco nuovo!"
In questi giorni in rete non si parla d'altro. Il caso è nato dalla pubblicazione di questo articolo: http://www.pu24.it/2014/05/18/mario-lega-sicuro-levate-quel-benedetto-torsiometro-honda-forse-motomondiale-riprende-vita/?fb_action_ids=1423046437964871&fb_action_types=og.likes&fb_ref=addtoany&fb_source=aggregation&fb_aggregation_id=288381481237582# in cui il Sig. Mario Lega, campione del mondo in 250 nel 1977, ha ipotizzato che la superiorità dimostrata da Marc Márquez sia in realtà causata da un dispositivo per la misurazione della coppia (torsiometro).
Ipotizzando che tutto ciò sia vero, bisogna però fare alcune considerazioni.
Questo dispositivo non è vietato dal regolamento. Perciò la Honda fa bene ad usarlo. 
In fondo le case usano le competizioni per sviluppare nuove tecnologie, che renderanno poi disponibili sul prodotto di serie. Con questo non sto dicendo che il torsiometro verrà effettivamente utilizzato sulle moto che si troveranno dal concessionario (anche perché penso che sia piuttosto costoso), però potrebbe. Di sicuro sarebbe più utile ad un motociclista non troppo talentuoso, che ad uno con il talento di Márquez. 
E' sempre la solita storia, ogni volta che arriva un pilota talentuoso o meglio un fenomeno, si cerca sempre di sminuirlo trovando qualche scusa che giustifichi la sua superiorità. Fino a quando non si viene a scoprire che il presunto "trucco" in realtà da quel pilota non veniva utilizzato o che non lo avvantaggiava come si credeva. Per citarne uno, Stoner, che veniva accusato ad esempio di fidarsi tantissimo dell'elettronica, fino a quando si è scoperto che era l'unico ad usare solo il minimo indispensabile alla sicurezza. Adesso stanno riservando lo stesso trattamento a Márquez. Il Sig. Lega scrive: "sono convinto che senza quel dannato “torsiometro” Valentino potrebbe lottare per la vittoria al titolo, mentre Marquez dovrebbe comperare una cava di gesso per risparmiare sulle fratture che la sua guida disinvolta e piena di rischi, inevitabilmente gli procurerebbero se non si adeguasse ai limiti imposti a tutti gli umani".
Premesso che Rossi sta lottando per il titolo, dato che il campionato è appena iniziato e può sempre succedere di tutto, sul fatto che Marc sarebbe sempre fratturato ho seri dubbi.
Quello che vediamo e che spesso ci sembra tanto spericolato è lo stile di guida di Marc e, anche se non sembra, il ragazzo (a parte rari casi) ha tutto sotto controllo. E' questa la cosa che fa più impressione di lui. E' questo che fa la differenza. Márquez guidava e guida così la Moto2, la 125cc, il dirt track e persino la bicicletta! Le prove di ciò non mancano: https://www.facebook.com/photo.php?v=791642380846214&set=vb.114867541857038&type=2&theater
https://www.youtube.com/watch?v=zyjctQc1Ho4
Capisco che uno che vince sempre possa dare fastidio e magari annoiare, ma è il destino dei vincenti! Marc con la sua Honda ha un feeling pazzesco, perché sono perfettamente compatibili. Il suo stile di guida si adatta alla perfezione alla moto e vederlo guidare è uno spettacolo. Se non sapete apprezzarlo, la colpa non è di Marc!

giovedì 8 maggio 2014

Prima Lorenzo Motorbike Racing School italiana


Sabato 10 maggio alle ore 17:00 in Sardegna verrà inaugurata la prima scuola italiana di guida professionale di moto creata da José Manuel 'Chicho' Lorenzo, padre del 4 volte Campione del Mondo Jorge Lorenzo.
Abbiamo contattato il gestore della scuola, il Sig. Mario Cuccu, per farci spiegare di cosa si tratta esattamente.
Com'è nata l'idea di portare anche in Italia la Lorenzo Racing School?
E' nato tutto circa due anni fa, quando portai mio figlio a Palma alla scuola di Chicho Lorenzo. Un giorno, seduti a tavola, Chicho mi spiegò la sua volontà di diffondere in tutto il mondo il suo metodo unico nel suo genere. Nacque così l'idea di aprire una scuola in Italia, vista anche l'assenza totale di scuole dove imparare questo sport.
Quali difficoltà ha trovato ad aprire la scuola?
Tantissime, qui in Italia siamo abituati allo "stucco e pittura bella figura". Si fa tutto per apparenza, ma niente nel concreto. Tutti accettavano la mia proposta, qualunque comune, caso strano solo in periodo di propaganda elettorale, poi sparivano!
Sino a quando la mia tenacia mi ha portato a conoscere Marco Piras, Sindaco di una piccolissima cittadina, Tratalias, che mi ha accolto e ha accolto la scuola a braccia aperte, entusiasta di questa iniziativa.
Appassionato di moto anche lui?
E' questo l'incredibile.....assolutamente no! Però, da persona intelligente qual è, ha capito quanto fosse importante avere una Scuola Lorenzo nel proprio comune.
Ottimo...e poi?
Ci ha dato uno spazio, un vecchio pistino di pattinaggio, che ho allestito con curve e trasformato in una Scuola Lorenzo, con tutte le comodità per lavorare al meglio. 
Quali sono questi allestimenti? 
Il disegno dei vari esercizi a terra.  
Le scuole di Chicho prevedono una vasta serie di esercizi che insegnano in modo efficace la tecnica in moto, il motto è: "è il bambino che deve guidare la moto, non la moto il bambino!"
Può farmi qualche esempio di questi esercizi?
Tubo, serpente, frenate, ginnastica , bike trial, ecc...
So che Chicho punta molto sul lato psicologico, può dirmi qualcosa in proposito? 
Noi puntiamo molto sull'aspetto psicologico. Il rendimento di un atleta è dovuto soprattutto alla mente. La capacità di concentrazione è insegnata con l'ausilio di tante regole ed una disciplina ferrea. 
Quali sono queste regole?
Ordine: in tutto quello che si fa;
costanza: il castello si costruisce mattone su mattone; 
sacrificio: per arrivare ad un obiettivo si deve sempre lavorare sodo.
Chiaramente, tutti questi aspetti nei bambini sono indicati ed insegnati con l'allegria.
Il tutto si può riassumere in: "mano de hierro, guanto de seta!" (mano di ferro, guanto di seta).
Che obiettivi si pone la scuola?
Insegnare il metodo delle scuole di Chicho a tutti i bambini italiani. L'obiettivo è far fare questo sport a tutti quelli che lo desiderano e non solo alle persone con i soldi!
A proposito di soldi. Quali sono i costi di iscrizione?
In ogni scuola variano, ma di poco. Nella mia ad esempio si paga 85 euro al mese per tre volte alla settimana, 2 ore e 30 di lezione ogni volta.
Per quale fascia d'età sono previste le iscrizioni?
Insegnamo ad andare in moto dai tre anni in su.
Fino a?
12/15 anni, ma stiamo creando anche i corsi per gli adulti.
Mi dica qualcosa in proposito
I corsi per adulti sono effettuati per imparare ad avere un'ottima padronanza del mezzo. Si insegna ad effettuare un inserimento in curva, ecc. Vengono svolti una volta alla settimana il sabato o la domenica, con due ore di allenamento ed il costo è 150 euro al mese. La moto è della scuola e adesso ci stiamo organizzando anche per l'attrezzatura.
Quindi sia l'attrezzatura che le moto di adulti e bambini sono della scuola?
Per far provare i bambini sì. Poi comprano la loro moto e attrezzatura.
Appuntamento sabato 10 maggio a Tratalias, via Aldo Moro (piazzale scuola elementare) per l'inaugurazione, in cui sarà presente Chicho Lorenzo e domenica 11 maggio per esibizioni e informazioni. 




giovedì 1 maggio 2014

L'essenza del pilota

Ayrton Senna (San Paolo, 21 marzo 1960 – Bologna, 1º maggio 1994)
Oggi ricorre il 20° anniversario della scomparsa di Ayrton Senna. 
Nonostante fosse un pilota di F1, vorrei in qualche modo cercare di ricordarlo, omaggiarlo.
Ayrton era o meglio è, uno di quei personaggi, di quei Campioni che restano nel cuore della gente nonostante il tempo che passa. Non per i, seppur prestigiosi, risultati ottenuti (3 volte Campione del Mondo di Formula 1 nel 1988, 1990 e 1991; 41 GP vinti; 80 podi, 65 pole position, 19 giri veloci), ma per la persona che era. Senna era un uomo affascinante, quel fascino che solo i Campioni hanno. Non era un pilota qualunque. Colpiva anche per la sua profondità d'animo, probabilmente dovuta anche alla grande religiosità.

Chiunque tu sia, qualunque sia la tua posizione sociale, alta o bassa, abbi sempre molta forza e determinazione e fai tutto con molto amore e con fede in Dio, che un giorno arriverai al tuo obiettivo
Io corro per vincere finché sento che è possibile. A volte si sbaglia? Certo, è impossibile far bene per tutto il tempo. Ma io corro progettando di vincere, finché sento che sto facendo bene

Correre, competere, ce l'ho nel sangue,
è parte di me, è parte della mia vita

Il secondo è il primo dei perdenti!

In pista era determinato, ambizioso, aveva un solo ed unico obiettivo: vincere! "Essere un pilota di auto da corsa vuol dire rischiare di continuo. Essere un pilota di auto da corsa significa che gareggi con altre persone. Se non provi più ad inserirti quando vedi un'apertura, non sei più un pilota di auto da corsa! Perché siamo tutti in competizione, in competizione per vincere! La nostra motivazione principale per gareggiare, è vincere! Non arrivare quarti, quinti o sesti!". Già questo fa capire che tipo fosse. Lui era l'essenza del pilota! 
E' per questo che ancora oggi molti piloti si ispirano a lui.
Non solo i piloti di auto, ma anche quelli di moto. Possiamo infatti trovare alcune somiglianze tra lui ed alcuni piloti attuali.
Inoltre alcune tematiche sollevate da Senna sono state, finalmente, prese in considerazione. Una su tutte la sicurezza. Purtroppo però, come sempre, ci si pensa sempre dopo le tragedie. Fortunatamente, almeno in F1, quello di Senna è stato l'ultimo incidente mortale e speriamo resti tale.
Quando penso che ho raggiunto il mio limite  
scopro che ho la forza di andare oltre
Per quanto riguarda le prestazioni
l'impegno, lo sforzo, la dedizione, 
non c'è via di mezzo. 
O si fa una cosa bene o non si fa!
L'importante è vincere. Tutto sempre.
Questa storia che l'importante è competere non è altro che demagogia
Non ho idoli. Ammiro il lavoro, la dedizione e la competenza

Siamo insignificanti. 
Per quanto si pianifichi la propria vita,  
da un momento all'altro tutto può cambiare


Io il giorno della sua morte avevo poco più di 7 anni e francamente non ricordo praticamente nulla di lui. L'unica cosa che mi è rimasta impressa è questo incidente in F1 in cui era deceduto un pilota. Oggi scopro che i piloti morti in quel week end erano 2: Ayrton e, il giorno prima, Roland Ratzenberger. Avevano entrambi 34 anni, Ayrton li aveva già compiuti (21/03/'60), mentre Roland li avrebbe compiuti il 4 luglio. Anche la morte di Roland è servita a contribuire alla sicurezza. In conseguenza del suo incidente fu sviluppato il dispositivo Hans (Head and Neck Support, supporto per la testa e il collo), quella protezione in fibra di carbonio che tutti i piloti di oggi indossano: avvolge completamente il collo, pur senza impedirne i movimenti fondamentali, ma è ancorata al corpo del pilota, non alla macchina. Quindi in caso di urto il collo mantiene la sua posizione relativa rispetto al resto del corpo; di conseguenza l’energia dell’impatto viene trasferita a spalle e torace, molto più forti, oltre che alle cinture di sicurezza e alla struttura della macchina.
(Vi propongo un pezzo a lui dedicato: http://motori.leonardo.it/roland-ratzenberger-20-anni-morte-per-lui-lomaggio-incompiuto-di-senna/).
Tornando a Senna, in questi giorni, giustamente, ho visto molti omaggi a lui, tra cui il film. Questo mi ha colpito molto. Essendo un documentario, le immagini erano reali e quindi ho potuto farmi un'idea di chi fosse questo Campione. Una delle tante cose evidenziate dal film è il suo anticonformismo. Il film inizia e finisce con la stessa sua frase, questa: "non c'era né politica, né soldi...era competizione vera!" in cui si riferisce all'avversario che gli ha dato maggiore soddisfazione. Era un ragazzo con cui correva nei kart. Questa è la definizione di sport. L'essenza dello sport, senza business, né politica. Ad Ayrton tutto quello che circondava e che circonda ancor oggi lo sport, non piaceva. Però sapeva usarlo per aiutare le persone meno fortunate di lui. Come i suoi amati connazionali, il suo Brasile! Senna amava la sua terra natia e non perdeva occasione di dimostrarlo. Molti dei suoi gesti caritatevoli, non solo per il popolo brasiliano, sono stati resi pubblici solo dopo la sua morte. Lui, giustamente, non li pubblicizzava, non li strumentalizzava. 
Era un uomo molto religioso, aveva sempre la Bibbia con sé e ne traeva ispirazione. Cosa insolita per un pilota. La mattina dell'incidente, racconta la sorella Viviane: "quando si svegliò, chiese a Dio di parlargli. Aprì la Bibbia e lesse un passo in cui c'era scritto che in quel giorno Dio gli avrebbe fatto il dono più grande di tutti e cioè Dio stesso".
Questo era il Senna uomo, poi c'era il Senna pilota. Quello che correva per passione, con una grande determinazione e voglia di vincere che caratterizza i Campioni. Le sue imprese sono scritte nei libri di storia, una su tutte: la vittoria del gran premio del Brasile 1991. E' costretto, a causa di un problema tecnico, a correre quasi tutto il GP in sesta marcia. Le sue urla di gioia nell'abitacolo, la fatica ad uscire dalla macchina e l'immagine di lui sul podio che solleva con un ultimo sforzo il meritato trofeo, per poi sventolare la bandiera del Brasile davanti al suo pubblico e fare una doccia di champagne, sono una delle pagine di sport più belle che si siano mai viste!
I grandi dello sport, come lui, hanno sempre grandi rivali. Sono i rivali a renderti grande, più forte è l'avversario meglio è. Soprattutto se è l'opposto di te. Il rivale per eccellenza di Senna fu Alain Prost. I due erano agli antipodi. Prost era conformista. In pista ne hanno combinate di tutti i colori, però alla fine si sono riappacificati. Molto bello il saluto, via radio, di Senna a Prost (in quel momento in telecronaca per la tv francese) nel quale gli dice: "Alain mi manchi!"
Come spesso accade nelle grandi rivalità, quando il campionato o la carriera sportiva finisce, la tensione cala e si ritrova il rapporto umano. Come diceva lui: "la vita è troppo breve per avere dei nemici!"
Podio Adelaide Prost e Senna
E' molto difficile descrivere Senna, è un personaggio complesso, ricco di sfaccettature, che rimaneva fedele a sé stesso, nonostante cercassero di cambiarlo. Era una persona sensibile, che riteneva le lacrime un privilegio. Però quando scendeva in pista, si trasformava, prendeva il sopravvento la cattiveria agonistica, l'istinto del pilota. Nonostante fosse dotato di grande talento, continuava a lavorare su sé stesso. Per migliorarsi, per cercare di raggiungere la perfezione, dentro e fuori dalla pista.
Tutto questo è quel che caratterizza un Campione vero. Lui resterà un personaggio unico, ma in molti hanno imparato ed impareranno da lui.
Una persona così, nonostante abbia avuto vita breve, è impossibile da dimenticare.

Semplicemente Ayrton

Senna Movie:
La puntata di "Sfide" dedicata ad Ayrton: 
Speciale Sky:
La testimonianza e la canzone a lui dedicata da Lucio Dalla:
L'amico fotografo: http://www.omnicorse.it/magazine/37315/speciale-senna-angelo-orsi-l-amico-che-non-ha-tradito-ayrton?fb_action_ids=10202834651219062&fb_action_types=og.likes